Screening

Per affrontare questa patologia verso la fine degli anni 80 anche a Modena iniziò una collaborazione fra medici con competenze professionali diverse (radiologo, oncologo, anatomopatologo, psichiatra e chirurgo) e si creò, così, il primo gruppo di lavoro inter-aziendale.

L'obiettivo di questo gruppo (di cui facevo parte in qualità di chirurgo) era quello di essere il referente per lo screening e di cominciare a stilare percorsi e linee guida che sono state poi le fondamenta per quelle attualmente in dotazione.

Nel 1991 ci fu la presentazione di un programma di screening sulla popolazione femminile di Campogalliano che divenne esecutivo nel 1992.

Nel 1993 fu esteso alla città di Modena e poi al resto della Provincia.

Inizialmente lo screening interessava donne con età compresa fra i 50 e 70 anni ma negli ultimi anni la fascia dell'età delle donne coinvolte è dai 45 ai 75 anni.

In molte riviste mediche internazionali sono comparsi a partire dagli anni 2000 molti studi che si interrogano sull'efficacia, i rischi e in particolare la sovradiagnosi dell'efficienza dello screening di massa attribuendo la diminuzione della mortalità per questo tumore soprattutto al progresso delle cure più che non alla diagnosi precoce.

Proprio sulla spinta della revisione del Nordic Cochrane Centre (Gotszche 2013) e di alcuni lavori che mettevano in evidenza una forte sovradiagnosi (Jorgensen 2009), sono state avviate due revisioni della letteratura, una dell'Independent Uk Panel 2012 voluta dal National Health System inglese e una di un gruppo di esperti valutatori dei programmi di screening europei (Euroscreen 2012). Entrambe le revisioni concludono senza incertezze che i programmi di screening debbono continuare ma che bisogna rispettare rigorosamente i protocolli che ottimizzano il rapporto tra benefici di salute da una parte e dall'altra intervalli più brevi,fasce di età sbagliate,eccesso di tassi di richiamo,effetti collaterali, sovra diagnosi, falsi positivi.

Il mancato rispetto di anche uno solo dei criteri validati per lo screening rischia di renderlo non efficace o almeno non costo-efficace. Ciò è stato ripetutamente dimostrato dai molti confronti presentati in letteratura fra gli screening per la mammella statunitensi, più agressivi, con intervalli più brevi e meno controllati e quelli europei (Smith-Bidnam 2003, Hofvind 2008).